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TASI al posto dell’IMU, ma non per tutti. Rischio di pagare di più di prima.

  • di Luigi Mondardini

    La legge di Stabilità non è ancora stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale ma è sicuro che il testo da discutere in Parlamento conterrà l’abolizione dell’Imu per l’abitazione principale e per una serie di tipologie o di situazioni per cui il contribuente è trattato come se possedesse un’abitazione principale.

    Saranno esentati dal pagamento tutte le abitazioni in cui il proprietario ha sia la residenza sia la dimora abituale con eccezione delle case «di lusso» accatastate come A/1; A/8 e A/9. Sono esentate anche le abitazioni in housing sociale e quelle in cui risiedono gli assegnatari di case in cooperativa indivisa, inoltre le abitazioni di appartenenti alle forze dell’ordine civili o militari e dei funzionari delle prefetture trasferiti per motivi di servizio. Si tratta delle stesse esenzioni già stabilite per la prima rata di giugno.

    L’ IMU  viene peraltro abolita  per l’abitazione principale e per le residenze assimilate all’abitazione principale, ma non per gli altri immobili per i quali rimane in vigore con le regoli attuali.

    La legge di stabilità ha inoltre istituito su tutti gli immobili, residenziali e non, una nuova tassa, il Trise, tributo sui servizi comunali, che si pagherà in quattro rate annuali. Il tributo è articolato in due parti. La prima è il Tari, nuova denominazione per la tassa rifiuti, la seconda è il Tasi, una nuova tassa sui servizi indivisibili che avrebbe la funzione di finanziare i costi che non vanno a vantaggio di un’unità immobiliare ma di tutta la cittadinanza, questo almeno in teoria. In pratica si tratta di un’Imu travestita.

    La legge di Stabilità, nell'ultima bozza disponibile ,  in attesa del testo definitivo che ancora non c'è, , fissa una forchetta di aliquote da applicare alla rendita catastale, come si faceva per l'Imu: tra l'uno e il 2,5 per mille. Uno spazio di manovra, a disposizione dei Comuni.

    La combinazione poi di Tasi e Tari (nient'altro che la vecchia tassa sui rifiuti) dà luogo alla Trise  che proprietari e anche inquilini (ma solo per una quota tra il 10 e il 30%) pagheranno dal prossimo anno. 

    Dunque il confronto da fare, per misurare guadagni e perdite, è tra Tasi e Imu (l'Imu del 2012, ovviamente, l'ultimo anno di applicazione sulle prime case).

    Nell'ultima bozza del disegno di legge tuttavia il comma in questione è stato ulteriormente ritoccato. A quanto si legge, il tetto del 2,5 per mille, inserito all'ultimo dal governo per evitare la stangata, sarà valido solo e soltanto per il 2014. Dal 2015 si tornerà a correre e il nuovo tetto sarà l'aliquota massima della vecchia Imu: dunque 6 per mille sulle prime case. E 10,6 per mille sulle seconde.

    Le seconde e terze case meritano una riflessione a parte. Queste infatti dal prossimo anno pagheranno sia Imu che Trise , ma , dice il testo del ddl, l'aliquota della Tasi (la componente servizi della Trise) sommata a quella dell'Imu non potrà superare in ogni caso il 10,6 per mille.

    La questione detrazioni. Attenzione : con la Tasi viene meno l’effetto positivo della detrazione di 200 euro, incrementata di 50 euro per ciascun figlio che vive nella casa e questo penalizza in particolare le abitazioni con rendita catastale contenuta. Per il 2014 il governo ha fissato un tetto del 2,5 per mille: livello comunque già abbastanza alto per i contribuenti, dato il venir meno del meccanismo delle detrazioni .

    Uno dei punti della legge di Stabilità su cui si aprirà la battaglia in Parlamento sarà quindi il meccanismo della Tasi, il tributo sui servizi indivisibili che si pagherà nel 2014. Per come si presenta oggi il tributo sull’abitazione principale non solo appare una versione riveduta e corretta dell’Imu, ma rispetto alla vecchia versione rischia addirittura di far spendere di più a chi ha immobili di minor valore, avvantaggiando invece chi ha case di maggior pregio catastale.

    Questo succede perché la norma che sta arrivando in Parlamento ha come aliquota massima di riferimento lo 0,25% ma non prevede nessuna detrazione, lasciando ai Comuni la possibilità di prevedere nelle loro delibere esenzioni e facilitazioni. Il problema è che con tutta probabilità le amministrazioni non riusciranno ad abbassare se non in pochi casi l’aliquota, perché con lo 0,25% otterrebbero in tutto poco più di quanto ricevevano con l’Imu.

     

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