Dal 1° luglio 2014 viene innalzata dal 20 al 26% l’aliquota della tassa sui redditi di natura finanziaria, compresi gli interessi e gli altri proventi derivanti da conti correnti e depositi bancari e postali.
Resta inalterata l’aliquota di imposta attualmente determinata nella misura del 12,50% invece per i titoli del debito pubblico, buoni postali di risparmio, obbligazioni emesse dagli Stati, titoli di risparmio per l’economia meridionale.
Sui risparmi grava già ora anche un’altra “tassa oscura” la cosiddetta mini-patrimoniale sui conti correnti, ovvero l'imposta di bollo del 2 per mille.
Con l’aliquota sul capital gain passata dal 20 al 26%, in realtà l’esborso reale del risparmiatore arriverà fino al 36%, cioè il più alto d’Europa.
Ad esempio se un contribuente ha investito 100mila euro e ha incassato 2mila euro lordi, in realtà il netto è molto meno: 200 euro se ne vanno con la patrimoniale sul conto di deposito (imposta del 2 per mille), mentre altri 520 si pagano per la tassazione al 26%. Rimangono, netti, 1.280 euro, una cifra che è pari al 64% del guadagno lordo: il fisco si prende il 36%.