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L'AS Roma perde la "partita" con il Fisco

  • di Francesco Mondardini

    La Ctr del Lazio ha respinto la richiesta del club di Trigoria di vedersi rimborsati 2,7 mln di euro di Irap versata.

    L’AS Roma ha trovato un avversario peggiore della Juventus: il Fisco. Questa volta non si tratta di calcio, quanto di un contenzioso tributario sui generis. Il club di Trigoria si è appena visto respingere dalla Commissione Tributaria Regionale del Lazio la richiesta di rimborso di 2,7 milioni di euro di Irap versata tra il 2007 e il 2009 e derivante dalla plusvalenza della compravendita di calciatori avvenuta in questo triennio.

    Le motivazioni della Roma. Forti delle recenti sentenze della Cassazione che hanno effettivamente aumentato le possibilità di rimborso dell’Irap, l’asserzione dei legali giallorossi partiva dal presupposto di aver inserito solo in via prudenziale la base imponibile di Irap richiesta ora a rimborso. Tale voce comprendeva principalmente le plusvalenze derivanti dal player trading di tre stagioni di fila. Secondo la Roma, tali plusvalenze non avrebbero prodotto un debito erariale, poiché non consistenti propriamente né di una “cessione” di beni immateriali strumentali (le prestazioni sportive dei giocatori) né di una mera cessione di contratto ex art. 1406 Cc. Secondo la Lupa, dunque, le plusvalenze sarebbero nate solo a seguito di un trasferimento, dalla società cedente alla cessionaria, del semplice diritto a contrarre con il singolo calciatore. Parafrasando, dal punto di vista della Roma la cessionaria (la Juve, l’Inter o chi per loro) acquisisce il diritto a contrarre col calciatore della Roma solo dopo che lo stesso risolve anticipatamente il proprio contratto con la cedente (la Roma) che in cambio accetta il corrispettivo pattuito. Dunque, il trasferimento di un calciatore non sarebbe da intendere come una semplice cessione di bene immateriale strumentale (che certamente genera plusvalenza tassabile ai fini Irap), ma di uno schema negoziale ben più complesso e, soprattutto, neutro ai fini fiscali.

    La risposta del Fisco. Purtroppo per la Roma, però, la replica delle Entrate non si è fatta attendere: l’Agenzia ha dato un’interpretazione giuridica di “sostanza”, facendo riferimento al parere 5285/2012 del Consiglio di Stato, secondo cui lo schema giuridico del rapporto tra società sportiva e calciatore è da ricondurre alla cessione del contratto e che, di conseguenza, “le eventuali plusvalenze realizzate in occasione della cessione dei contratti di prestazione sportiva dei calciatori siano da prendere in sede di determinazione dell’Irap”. Le Entrate aggiungono che l’eventuale frazionamento (risoluzione contratto, corrispettivo pattuito, diritto a contrarre) di un’operazione economica sostanzialmente unitaria (la cessione di un calciatore in cambio di un corrispettivo) può essere contemplata solo se funzionale al soddisfacimento di interessi meritevoli di tutela. Visto che tali “interessi” corrispondevano nel caso della Roma a un possibile risparmio d’imposta, la risposta del Fisco non poteva certo ammettere un “autogol” per l’Erario. 

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