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Il confine labile tra gloria e remunerazione alle Olimpiadi di Rio

  • di Francesco Mondardini

    Il confine labile tra gloria e remunerazione sportiva apre il dibattito sulla necessità, da parte del Fisco, di colpire i premi corrisposti agli atleti tricolori, per la vittoria delle medaglie conseguite all’Olimpiade di Rio de Janeiro.

    Mentre i Giochi Olimpici sono ancora in corso, il Dipartimento del Tesoro ha chiarito l’ammontare di tasse che verranno scorporate dai premi dei medagliati e direttamente corrisposti nelle casse dell’Erario. Il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) ha scelto, infatti, di elargire una ricompensa lorda, per chiunque della spedizione azzurra sia stato o sarà in grado di salire sul podio dei vincitori. I primi premi, dunque, calcolati senza prendere in considerazione la pressione fiscale, corrispondono, rispettivamente, a 170.000 euro circa per l’oro, 55.000 euro per il secondo gradino del podio e 35.000 per il bronzo. Tuttavia, tali importi non corrispondono all’ammontare effettivamente percepito dagli atleti che subiscono, come ogni singolo cittadino, l’imposizione fiscale.

    Il reddito ante imposte degli atleti, infatti, è soggetto alla tassazione più pesante: è quella a scaglioni dell’IRPEF che non fa sconti per nessuno. La base imponibile dell’Imposta sul reddito delle persone fisiche è, appunto, ogni fonte di reddito prodotta dal singolo essere umano. Dunque, per determinare la pressione fiscale, nel caso degli atleti partecipanti alle Olimpiadi, sarà necessario tenere in considerazione ogni altra fonte di reddito percepita dagli stessi, nella maggior parte dei casi derivante dallo stipendio per la loro partecipazione alle forze dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato, del Corpo Forestale, dell’esercito italiano e della Guardia di Finanza. A quel punto, sarà il commercialista di ogni singolo atleta a essere responsabile di individuare la sommatoria di ciascun reddito percepito, prima di applicare l’aliquota IRPEF corretta. Ad ogni modo, solo grazie alla vittoria della medaglia d’oro, i vincitori del primo premio entreranno automaticamente nello scaglione più tassato della gerarchia IRPEF. Della loro ricompensa di 170.000 euro, il 43% (ovvero l’aliquota propria del V° e ultimo scaglione), cioè 73.100 euro, rappresenterà l’imposta netta, mentre i restanti 96.900 euro andranno a finire di diritto nel portafoglio del campione. I vincitori di medaglie d’argento si collocheranno all’interno del IV° scaglione (aliquota contributiva pari al 41%, ammontare di tasse di conseguenza dovuto allo Stato: 22.550 euro), mentre coloro che si aggiudicheranno il bronzo entreranno nel gruppo del III° scaglione (aliquota del 38%, ammontare di tasse dovute: 13.300 euro).

    La pressione fiscale per gli atleti olimpici non è, dunque, agevolata rispetto alla restante parte della popolazione italiana. Tuttavia, è doveroso evidenziare come lo Stato italiano corrisponda uno tra gli importi più elevati, in termini di premi, ai nostri atleti. Di seguito, la lista dei Paesi che remunerano maggiormente la vittoria di una medaglia d’oro. L’Italia è seconda solo all’Azerbaijan, Paese dal medagliere solitamente abbastanza povero.

    1.      Azerbaijan: 455.000 euro. Fino a questo momento dell’Olimpiade, ha raccolto solo due argenti.

    2.      Italia: 170.000 euro.

    3.      Lettonia: 140.000 euro.

    4.      Russia: 120.000 euro.

    5.      Estonia: 91.000 euro (netti). Il Paese baltico si mostra particolarmente generoso nei confronti dei propri atleti non applicando alcuna tassazione al premio olimpico. Finora, tuttavia, nonostante tale incentivo finanziario, la spedizione estone ha portato a casa solamente la vittoria di un bronzo.

    6.      Francia: 58.000 euro.

    7.      Ungheria: 53.500 euro (netti).

    8.      Polonia: 49.000 euro.

    9.      Serbia: 36.000 euro.

    10.  Cina: 28.000 euro. Durante i Giochi Olimpici del 2008 a Pechino, la Cina, in quanto Paese ospitante, decise di corrispondere la cifra tonda di 1.000.000 di yuan (circa 135.000 euro) ai vincitori di medaglia d’oro. Ne arrivarono 51, più di chiunque altro (gli Usa, secondi, ne raccolsero 36, la Russia, terza, 23).

    11.  Croazia: 27.000 euro.

    12.  Slovacchia: 27.000 euro.

    13.  Stati Uniti: 25.000 dollari (lordi, pari a circa 22.300 euro). Gli Usa hanno finora portato a casa 70 medaglie, tra ori, argenti e bronzi e nessuno ha fatto, per ora, meglio di loro. Nonostante gli Americani abbiano scelto di limitare il premio in denaro per le vittorie ai Giochi Olimpici (l’argento ha diritto a 15.000 dollari lordi, il bronzo a 10.000 dollari lordi), dopo l’incetta di medaglie delle ultime edizioni, già ad oggi le remunerazioni per le vittorie hanno superato il milione di dollari e si attestano a circa 1.200.000 dollari che il Comitato Olimpico degli Stati Uniti dovrà corrispondere ai suoi atleti quando torneranno in patria. Di questo denaro, circa il 35% andrà nelle casse de “The Internal Revenue Service”, l’agenzia che gestisce il flusso di entrate fiscali del Governo federale americano, in seguito all’applicazione della “victory tax”, l’imposta sulle vittorie sportive, che, tuttavia, in questo momento è fortemente criticata nella terra del neoliberismo economico.

    14.  Germania: 17.400 euro.

    15.  Canada: 16.000 euro.

    16.  Australia: 10.500 euro (netti). Il Canguro è uno dei pochi Paesi che scelgono una remunerazione, per i propri atleti     olimpionici, esentasse (“tax free”), ma l’importo del premio di partenza è relativamente limitato.

    17.  Bielorussia: asta privata. Il Comitato Olimpico bielorusso non corrisponde alcun premio prestabilito per la vittoria di medaglie all’Olimpiade, ma concede a sponsor privati di farlo. Quattro anni fa, ai Giochi di Londra, l’asta tra sponsorizzazioni private raggiunse il punto di equilibrio nella corresponsione di un premio medio pari alla significativa cifra di 100.000 dollari per le medaglie d’oro, 50.000 per l’argento e 30.000 per il bronzo. La ricompensa per gli atleti bielorussi era stata fissata, in parte, anche in un premio in natura, corrisposto da una azienda alimentare produttrice di carne che regalò una partita di salsicce agli atleti vincitori.

    18.  Gran Bretagna, Norvegia e Svezia: 0 dollari. Anche i due Paesi Scandinavi seguono la traccia segnata dal Regno di Sua Maestà che, già da anni, ha scelto, per partito preso, di non corrispondere neanche un penny ai propri vincitori di medaglie. Secondo il parere della Gran Bretagna, in questo momento seconda nel medagliere olimpico solo agli Stati Uniti, l’Olimpiade non è una questione di denaro. Ciò non toglie il fatto che il Leone Britannico accolga i propri beniamini, di ritorno dai Giochi, con grandi festeggiamenti e, inserendoli a tutti gli effetti nel gruppo degli eroi della patria, stampi, grazie all’apporto della Royal Mail, un francobollo celebrativo per ognuno di essi, entro 24 ore dalla vittoria della medaglia, destinato a rimanere in circolazione per sempre. 

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