Le risorse potrebbero essere limitate
E’ pronto il modulo con la richiesta di garanzia statale da inviare alle banche o ai consorzi fidi per avviare l’iter.
Il modulo va inviato via mail (anche con posta non certificata) agli intermediari finanziari che dovranno a loro volta richiedere la garanzia statale.
In base al decreto liquidità, per i cosiddetti “mini prestiti” la garanzia statale del 100% è automatica e senza valutazione del Fondo.
Attenzione : le banche non sono vincolate a concederlo e possono comunque effettuare la loro istruttoria.
Il prestito :
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può arrivare a 25mila euro ma sempre entro il limite del 25% dei ricavi
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è destinato a Pmi e lavoratori autonomi
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avrà una durata fino a 6 anni con inizio del rimborso dopo due anni
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il tasso massimo applicabile è rapportato al Rendistato più uno spread dello 0,2% e ai valori attuali si attesta intorno all’1,2%.
In considerazione dell’importo attualmente stanziato (1,7 miliardi) nel decreto liquidità e considerato un valore medio dei prestiti stimato in questo momento a 15mila euro, si arriva a circa 340-350mila operazioni. La distanza con la potenziale platea è enorme; in Italia ci sono circa 4,3 milioni di Pmi.
Sarà determinante il nuovo decreto atteso per fine aprile che dovrebbe contenere l’aumento del plafond (l’obiettivo è di 7 miliardi).
Il modulo va inviato agli intermediari finanziari precisando, tra l’altro:
- che il soggetto beneficiario non è destinatario di provvedimenti giudiziari che applicano le sanzioni della cosiddetta legge 231;
- che non è incorso in esclusioni dettate dal codice dei contratti pubblici.
- occorre specificare la propria classe dimensionale in base ai parametri della raccomandazione della commissione Ue 2003/361.
- vanno indicati gli aiuti di Stato di cui si è eventualmente già beneficiato e l’amministrazione che li ha concessi.
Ricavi:
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nel modulo vanno riportati i dati relativi ai ricavi dell’ultimo esercizio contabile, come da ultimo bilancio depositato o da ultima dichiarazione fiscale presentata.
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Per soggetti costituiti dopo il 1° gennaio 2019, invece, per attestare i ricavi basta un’autocertificazione oppure, specifica il modulo, altra documentazione idonea allo scopo.
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Va compilata anche la voce relativa al codice Ateco dell’attività economica interessata dal finanziamento e quella in cui si attesta che si sono subiti danni economici legati all’emergenza Covid-19.
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Vanno elencate le finalità del prestito.
Per indebita fruizione si richiamano le sanzioni previste dal Dlgs 123 del 1998: da due a quattro volte l’importo dell’intervento.
Si ricorda che per i micro-finanziamenti l’importo finale del prestito che può erogare la banca o un altro intermediario finanziario non può superare la percentuale del 25% dei ricavi o dei compensi . In definitiva il prestito pieno di 25mila euro si può ottenere solo se si ha un fatturato pari ad almeno 100mila euro.
Così per i “forfettari” il 25% si applicherà al tetto massimo di 65mila euro previsto da tale regime; in pratica per chi ha ricavi o compensi di 65mila euro ( cioè il tetto previsto dal regime forfettario) l’importo dei mini-prestiti non potrà mai superare i 16.250 euro.
Ad esempio per un artigiano che ha 40mila euro di ricavi dichiarati ( quelli della dichiarazione Iva 2019 e dunque relativi all’esercizio 2018) il micro-prestito si ferma a 10.000 euro.
Occorre poi considerare che le banche non sono certo obbligate all’erogazione del prestito ed in ogni caso possono continuare a fare le loro valutazioni in ogni caso.
Infatti per i “mini-prestiti” a non essere prevista è la valutazione del Fondo.
Viceversa per quanto riguarda le garanzie al 90% e quella che può arrivare al 100% con il concorso al 10% dei consorzi fidi privati, un filtro del Fondo è ancora previsto.