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Fiscalità acrobata, piroetta sull'IRI: rinviato il regime promesso nella finanziaria 2017

  • di Francesco Mondardini

    Ancora in via di definizione alcuni aspetti dell'Imposta sul Reddito Imprenditoriale, che con tutta probabilità salterà al 2018.

    “E’ un Fisco senz’anima?”, si chiedeva ieri il Sole 24 Ore a firma di Salvatore Padula, che paventava un’imminente marcia indietro su alcune manovre espansive introdotte in via preliminare dal Governo nella Legge di Stabilità 2017, e paurosamente congelabili nella bozza di manovra finanziaria di cui oggi parlano tutti i giornali. “E’ un fisco senz’anima”, si trova conferma oggi, con la notizia del rinvio al 2018 di una delle misure fiscali più vicine al contribuente abbozzate a inizio anno: il regime di tassazione separata IRI.

    L’Imposta sul Reddito Imprenditoriale

    Un’aliquota fissa, pari al 24%, a tassazione del reddito d’impresa, valida per imprese individuali, società di persone, Srl a ristretta base proprietaria. Un regime fiscale di nuova generazione, in cui i prelievi di soci e collaboratori giocavano il doppio ruolo di variazione in aumento del reddito IRPEF dei suddetti e costo deducibile per il reddito d’impresa. Una doppiezza non da poco, in grado di orientare la gestione imprenditoriale del contribuente, orientandone l’ammontare dei prelievi messi in atto durante l'anno, la cadenza e gli eventuali rinvii. Insomma, tax planning puro. Formalmente introdotto a gennaio di quest'anno, fino all’altro ieri tutti quanti erano convinti che già dall’esercizio 2017 si sarebbe potuto usufruire del nuovo regime. E invece, campa cavallo.

    Motivazioni (ufficiali) del rinvio

    La scelta di rinviare l’attivazione dell’IRI da parte del Governo è stata giustificata da un tot di asserzioni che, a ben vedere, non sono affatto campate per aria. Le ritenute subite, sono da imputare pro quota al socio o da scomputate dall’imponibile IRI? Le riserve già tassate per trasparenza prima dell’ingresso nell’IRI sono da distribuire prioritariamente rispetto a quelle venutesi a creare dopo? Ciò accade sempre oppure no? Insomma, di zone grigie ce ne sono ancora tante. Ma la vera domanda è: come mai non è bastato un anno per fare luce su questi punti (in realtà già poco chiari in origine)? A distanza di 323 giorni dalla stesura della Legge di Bilancio dello scorso anno, è mai possibile che non si sia trovato il tempo di fare chiarezza su tali questioni?

    Motivazioni (ufficiose) del rinvio

    E facciamola, un po’ di dietrologia del caso!

    Qualcuno si sarà chiesto: "Ma perché proprio adesso il dietrofront da parte dell’Amministrazione?" Ancor prima che fosse entrata in vigore la normativa IRI, intendo. Difficile pensare che il Governo si possa essere pentito di una misura non ancora attiva... E invece sì! Già nel 2017 il Fisco ha potuto quantificare il mancato gettito fiscale derivante dalla (quasi) introduzione dell’IRI: 2 miliardi di euro di minori entrate. Come hanno fatto a calcolarli? In base agli acconti previsionali. Mm, qualcosa non vi torna? Portiamo un esempio concreto. Nel 2017, Rossi Snc ha pensato di passare in via preventiva al regime IRI. Lo ha pensato, ma non l’ha ancora fatto in quanto l’IRI non è stato ufficialmente attivato. Rossi Snc, d’altronde, non è affatto preoccupato: sa bene che c'è tempo fino al 30 giugno 2018, giorno di scadenza dell’Unico 2018, per allineare la propria contabilità alle regole dell'IRI. Nel frattempo, quest’estate, Rossi Snc è stato chiamato alla cassa e ha deciso di pagare gli acconti d’imposta “prevedendo” la deducibilità dei prelievi sul reddito di impresa. Dunque, ha versato minori acconti. Lo ha fatto, poiché è certo che l’IRI diverrà legge a breve. Impossibile che venga annullato retroattivamente, pensa Rossi Snc... E invece taac. L’IRI salta, forse al 2018. Un colpo a sorpresa che impone delle domande. Una su tutte a proposito degli acconti versati nel 2017: se si riveleranno incapienti, il contribuente in buona fede sarà sanzionato? L'improvviso cambio di programma non dovrebbe essere bilanciato da una clausola di salvaguardia che tuteli il comportamento dei contribuenti in buona fede? Oppure, anche in questo caso si lascerà parte della faccenda al caso? Staremo a vedere. Un Fisco senz’anima... ça va sans dire.

     

    Francesco Mondardini

    @FranzMondardo

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