Mentre ci avviciniamo alla data (16 settembre) del secondo versamento dell’imposta di soggiorno per i gestori di Cesenatico, cominciano a delinearsi gli effetti del nuovo tributo introdotto dall’attuale amministrazione. Cesenatico, insieme a circa 1.000 altri Comuni italiani (su un totale di 8.000), ha introdotto l’imposta di soggiorno a partire da questa stagione, e i conti definitivi si potranno fare solo dopo il 16 novembre, data di versamento degli incassi di settembre.
Intanto, però, l’Osservatorio JFC, attivo nel monitorare i dati del settore turistico nazionale, stima in circa 509 milioni il gettito 2018 dell’imposta di soggiorno, in aumento rispetto al 2017, anno zero del tributo introdotto dal precedente governo con la manovra correttiva della primavera 2017.
Quello che si ritiene importante per il benessere dell’economia cesenaticense è che anzitutto venga fornito un rendiconto pubblico di quante risorse siano realmente entrate nelle casse comunali al termine della stagione. C’è il rischio, infatti, che tale rendiconto non venga prodotto, sulla falsa riga di quanto accaduto nel 2017 quando tanti comuni italiani hanno scelto di non renderlo pubblico.
Secondo, che le entrate derivanti dall’imposta di soggiorno siano investite nel comparto turistico. Proprio in questi giorni, dalle pagine del Resto del Carlino alcuni commercianti e albergatori locali hanno individuato in alcune strutture alberghiere da ammodernare e ristrutturare uno dei limiti all’incremento del turismo cesenaticense, alle prese con turisti sempre più esigenti. Di fronte a tali esigenze, e alla necessità di tutti gli operatori turistici di mantenere alto il livello del turismo locale, appare doveroso non confondere l’imposta di soggiorno con le altre entrate comunali, con la prospettiva di un 2019 che dovrà contare su investimenti extra a favore del turismo di Cesenatico. Perché in caso contrario, l'imposta di soggiorno andrebbe rivista nel suo indirizzo e nelle sue finalità.