Società a ristretta base societaria nelle mire del fisco.
La Corte di cassazione è tor¬nata recentemente a pronunciarsi in materia di attribuzione ai soci degli utili accertati in capo a una società di capitali con ristretta base partecipativa, confermando il proprio consolidato orientamento.
Da oltre un decennio i giudici di legittimità hanno stabilito che non incombe sull’Ufficio l’onere di dimostrare la distribuzione degli utili extrabilancio in capo ai soci di una società a ristretta base partecipativa, ma spetta a questi ultimi fornire la prova che i maggiori ricavi accertati in capo alla società non sono stati distribuiti, ma sono stati accantonati o reinvestiti.
A differenza di quanto affermato in passato, con l’ordinanza n. 2090/15, la Cassazione ha tuttavia chiarito che la suddetta presunzione non postula anche e necessariamente che i soci della società accertata siano legati tra loro da rapporti di parentela, in quanto, secondo le regole di comune esperienza, già dal mero requisito della ristretta base sociale «discende un elevato grado di compartecipazione dei soci alla gestione della società», che lascia presumere che detti soci siano a conoscenza dell’esistenza di utili extrabilancio e che se li distribuiscano tra loro.