Oggetto per antonomasia di presunti sprechi, la sanità pubblica italiana può essere vista, in realtà, come una delle tante aziende presenti sul territorio italiano, di cui è possibile calcolare i conti abbastanza agevolmente. Come ogni grande impresa, infatti, il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a produrre ogni anno un bilancio pubblicamente consultabile da tutti i cittadini. Trattandosi, poi, di un’ “azienda” non certo convenzionale, in quanto rappresenta teoricamente sessanta milioni di clienti-paziente, la Ragioneria dello Stato pubblica un’ulteriore documento di analisi, il cosiddetto “Rapporto”. Proprio ieri, è stato presentato il report inerente ai risultati che la Sanità pubblica italiana ha fatto registrare nell’anno d’imposta 2015.
La prima risultante che emerge dalla gestione del comparto della Sanità pubblica, durante lo scorso esercizio, testimonia la prevalenza della spesa pubblica (spesa sanitaria) sul finanziamento al Servizio Sanitario Nazionale. In particolare:
Spesa sanitaria 2015, pari a 111,185 miliardi di euro > Finanziamento del SSN 2015, pari a 109,7 miliardi
Da tale disequazione, derivano tre conseguenze:
1. La Sanità ha prodotto un disavanzo di bilancio pari a 1,485 miliardi di euro che è stato coperto dalle tasse locali, regionali e comunali (IRAP, IMU, TASI, Addizionali regionali, Addizionali comunali);
2. A fronte delle 21 regioni italiane (il Trentino-Alto Adige è fiscalmente suddiviso in due zone, la Provincia Autonoma di Trento e quella di Bolzano), il disavanzo scaricato sulle Regioni è risultato pari a circa 70 milioni di euro l’una;
3. Non è, purtroppo, verosimilmente prevedibile una diminuzione della pressione fiscale, né a livello nazionale né tantomeno a livello locale.
Se vi state chiedendo come lo Stato ha allocato i 111,185 miliardi di euro che gli italiani hanno tributato all’Erario, ecco la risposta.
A livello sanitario, esistono infatti sei macro-categorie di spesa:
Tabella 1
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Macro-categoria
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Investimento dello Stato (in Euro)
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Variazione % rispetto al 2014
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A.
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Reddito da lavoro dipendente (dipendenti ospedalieri, infermieri, ...)
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31,610 miliardi
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- 0,5
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B.
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Farmaci utilizzati direttamente in ospedale (consumi intermedi)
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31,939 miliardi
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+ 5,2
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C.
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Farmaci convenzionati
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8,290 miliardi
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-1,2
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D.
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Medici generici convenzionati
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6,615 miliardi
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in linea
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E.
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Prestazioni da privato
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23,153 miliardi
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+ 1,3
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F.
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Altre spese
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+ 0,6
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TOTALE
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111,185 miliardi
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+ 5,4
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I consumi intermedi (punto B. della tabella 1) hanno risentito della recente comparsa sul mercato farmaceutico del Sofosbuvir, il farmaco anti-epatite C, che può sfiorare il costo di 45.000 euro a ciclo (a fronte di un costo così elevato, lo Stato italiano riesce a concedere gratuitamente il farmaco al 5% dei pazienti affetti da epatite C).
Come si leggono, dunque, i dati delle sei macro-classi di spesa sanitaria?
Il lavoro dipendente subisce una lieve contrazione, purtroppo ennesima conseguenza della bassa crescita nazionale che ha investito l’Italia anche per il 2015.
Il dato sui farmaci convenzionati evidenzia il continuo cammino di efficientamento che sta compiendo il SSN per incentivare un’oculata scelta di erogazione dei farmaci, unito alla mentalità del paziente medio, divenuto più maturo e meno incline agli sprechi farmaceutici. La riduzione della spesa pubblica per l’acquisto dei farmaci convenzionati ha, infatti, toccato i 5,5 punti percentuali tra il 2011 e l’anno scorso.
La spesa sanitaria dirottata sulle retribuzioni dei medici generici dimostra una volontà di monitoraggio ferreo da parte dello Stato sui professionisti della Sanità. Tuttavia, con l’aumento della popolazione rientrante nella fascia di anzianità più elevata e a rischio di incorrere in malattie, sarebbe auspicabile un graduale incremento anche di tale componente d’investimento pubblico.
Infine, si confermano le tre macro-categorie di spesa sanitaria (A., B. ed E.) che siamo soliti delineare ogni anno, ormai da tempo, come le più rilevanti in termini di peso specifico sul bilancio dello Stato. In particolare, tale triplice scelta di allocazione delle spese sanitarie ha avuto inizio da quando le strutture private, che erogano prestazioni sociali convenzionate, hanno conquistato terreno nella spartizione delle risorse (+1,3% anche nel 2015), la spesa per consumi intermedi (che subisce, come abbiamo detto, la continua influenza dell’aumento della spesa per i prodotti farmaceutici) è aumentata costantemente dal 2001 a oggi e il settore dei dipendenti ospedalieri, un tempo la voce più rilevante, sta proseguendo nel tentativo di resistere alla crisi e mantenere vivo il ricambio generazionale tra i propri lavoratori.