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Il libero arbitrio di Donald Trump è già stato compromesso dalle banche d'affari americane?

  • di Francesco Mondardini

    Lotta aperta tra due colossi finanziari statunitensi per la nomina a nuovo Segretario del Dipartimento del Tesoro americano.

    Donald Trump, neopresidente eletto degli Stati Uniti, ha pochissimo tempo a disposizione per poter scegliere il Segretario del Tesoro, il ruolo chiave che durante il proprio mandato dovrà materialmente trattare con Wall Street quando verrà interrogato sulle implicazioni prodotte dalle manovre di finanza pubblica.

    In questo momento, ci sono due uomini in lizza per la poltrona di tesoriere: Steven Mnuchin e Jamie Dimon. Si tratta di due personalità differenti. Mnuchin pur essendo un ex banchiere di Goldman Sachs, appare come un uomo più svincolato dal sistema ed è un consueto finanziatore repubblicano (aiutò anche Romney, nelle presidenziali del 2012). Ma è dell’ultim’ora la notizia che Jamie Dimon, attuale CEO di JP Morgan, è entrato in corsa per il Tesoro. Se Mnuchin dovesse diventare Segretario si troverebbe in prima persona a negoziare direttamente con Wall Street, dovendo tornare per questo a nuotare nella vasca degli squali, l'habitat da dove in realtà il candidato proviene, professionalmente parlando. Come insegna la natura, il pescecane riconosce e rispetta il suo simile, solo fino a quando un altro squalo non decide di rientrare nel proprio territorio di caccia: a quel punto scatta la misura di difesa che può arrivare fino alla cannibalizzazione dell’avversario. Questo è ciò che dovrà evitare di subire Mnuchin, qualora venisse eletto a tesoriere di governo: un'epurazione dal suo stesso ambiente di provenienza.

    Diverso lo scenario se Dimon dovesse essere eletto a Segretario del Tesoro. In questo caso si tratterebbe di uno squalo ancora totalmente appartenente alla vasca di Wall Street e sulla carta non potrà essere fagocitato da nessuno. Ma nonostante il suo enorme potere di influenza, difficilmente controllabile persino da Trump, anche la mossa di puntare su di lui potrebbe rivelarsi azzeccata, qualora Dimon diventasse lo strumento per colpire l'attenzione e la fiducia di Wall Street.

    Il tycoon ha infatti già compreso che solo un’alleanza strategica con le forze speculative del suo Paese, controllabili solo se assorbite all’interno della propria schiera di collaboratori con un processo di cooptazione, potrebbe avverare il suo obiettivo di “Make America Great Again”.

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