La Garanzia Giovani fa saltare le detrazioni
Migliaia di neolaureati. Centinaia di neodiplomati. Giovani di ogni sorta. Quante teste impegnate nel progetto governativo della “Garanzia Giovani”… Circa 330.000 secondo gli ultimi dati, pubblicati a maggio di quest’anno, dalle Agenzie del Lavoro. E se fino a ieri il dibattito giovanile si era focalizzato principalmente su tematiche quali le modalità di accesso e di erogazione degli stage e dei tirocini della Garanzia, oggi, a distanza di pochi giorni dalla prima scadenza per poter presentare la Dichiarazione dei redditi 2016, è il Fisco a scendere in campo come principale interlocutore della generazione degli stagisti.
Purtroppo, è risaputo: la maggior parte degli stage a cui si sta facendo riferimento garantisce rimborsi limitati, che in media si attestano su di un valore di 600 euro di remunerazione mensile. Se questa è la complessa situazione in cui verte il mercato del lavoro giovanile, dulcis in fundo, la regolamentazione fiscale interviene limitando la possibilità, per le famiglie degli stagisti, di applicare la detrazione per figli a carico.
La Fondazione nazionale dei commercialisti precisa: “Contrariamente a quanto molti credono, nel nostro ordinamento non sono richiesti particolari requisiti affinché un figlio possa essere considerato a carico: è sufficiente che il reddito complessivo del giovane sia uguale o inferiore a 2.840,51 euro”. Pertanto, solo lo stagista che percepisce meno di 236,71 euro al mese di rimborso, potrebbe, in teoria, risultare a carico dei genitori. Un salario così basso che, in pratica, perfino i poveri stagisti, fortunatamente, arrivano quasi sempre a superare. Dunque, le detrazioni per figlio a carico, che normalmente varierebbero da 0 a 950 euro a seconda del reddito del contribuente genitore, non potranno, difatti, essere sfruttate dalle famiglie degli stagisti.